DIARIO.BZ(22)

C’è vuoto oggi dentro al solito freddo asciutto, avaro. I pochi suoni se ne stanno impacchettati, sordi tutti. Poi, ciò che si muove va piú che mai lento. L’odore è uno schizzo subito perso, buono, cattivo. Sabato, mattino, inverno: niente di che.
Un noto funambolo é trapassato, leggo. Pace sua. Ricaccio indietro figure e retoriche e canti altrui, mentre sento lo zaino spingermi verso la strada, tutt’a destra. Sto rientrando nella stanza, ho scordato il mio polistirolo con dentro il ghiaccio, i rimedi, i tentativi.
Tornerò in ufficio poi. Andrei a Napoli invece – ai Quartieri. L’ultima volta che ci sono stata era la notte appena scorsa, ma da quanto l’avevo in mente… Era cibo fritto e disordine apparente, appariscenza e insolvenza generale. Era urla e nenie di mercanti d’anime. Era Infinito sotto forma di serpente, tempo tanto da regalarne, bolgia in cielo per la serendipity. All’improvviso però un falsetto di voce ha detto NON QUI, NON QUI e cioè che avevo sbagliato posto. COME SEMPRE ho risposto, CHE PROBLEMA C’E’. Mi ha quindi gridato contro un’angoscia inenarrabile, spaventandomi. Ed era ancora sera.
Poi la notte l’ho passata sugli sms di lei, d’un anno fa. Li cancello tutti oramai i messaggi, anche i tuoi. Non ancora i suoi, però, cara, cucciola disperata che credeva di trovarlo un bandolo per questo groppo di vene e budella – e stava già alla fine del morire.
DISEQUILIBRI dici. In genere Bolzano li nasconde. Napoli, per esempio, li esaspera. L’amore entrambe le cose, ma poi li singhiozza fuori in giusta vita, ché sono loro il vero. Sennò non saremmo, e io non saprei stamattina approfittare di questa nuova tregua, guardare l’attorno, dare parole al mio poco, convertire in tapis roulant i marciapiedi e le rughe sulle facce in segni di pace, sentire l’immenso, fidarmi, fare preghiere ancora. Nè pensarti. Nè desiderare senza oltraggio.
Ma già si muovono anche i turisti, spesso sciami dal Sud incontro al mito del freddo. Ed ecco le foto e i guanti di lana, gli itinerari e gli addobbi, le spezie e il fumo da carne, i programmi e gli antiprogrammi, le cose contro di me. Ecco il TIRARE/SPINGERE invisibile sulle vetrine del caldo, i mendicanti fuori e tutti gli africani passati di Sabato a pranzo da noi che non sapevamo in altro modo aiutarli. Ecco il fiume, orizzontale – visione e ostacolo. Poi arriva il miraggio dell’ a c q u a dai sigilli delle fontane. E tutto torna difficile, anche oggi.

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