Finestre, aperte. Freddo, direi. Scovare movimenti in mezzo alla siepe senza che arrivi il bisogno di farsi domande: è non avere più paura per sé. La curva delle luci sul ciglio posa il riflesso sul Brenta oleato e chiama, mentre io provo a non ingoiare l’aspra ventata da Porto Marghera, improvvisa dentro a un alito insolito di muschio e terra. Assegno ogni verso di gatto alla lotta, laggiù tra l’erba bassa, ché la stagione è propizia per l’estro. Tuona. Il parco stamani era racconto che incendia e non brucia; chissà cosa potrebbe dirci a quest’ora. Li scombineremo tutti i grani segna via, soffiando col naso, ridendo al rostro del rapace uscito da qui, dal ventre. E la rabbia, che ci sospende ancora: ne sventeremo la trama. Andiamo.
4 pensieri su “Insonne.4”
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E’ una bella libertà quando non si ha più paura per sé. Anche qui arriva il “freddo”. Cambia la stagione.
cambia la stagione, sì. Ed è passato da anni il momento in cui m’era processo necessario. Adesso mi sa ogni volta un po’ di perso, mi fa sempre un po’ paura – altro che libertà.
ritrovarsi ‘tra’ le cose, le esistenze, scoprirle/scoprirsi, inventare, scompigliare…
farlo. Raccontarlo.