È leggerissima la tua mano sopra la mia mano, sul tuo petto, non ha peso. Come può essere possibile.. Il suono da fuori è fastidioso, chiudo la finestra, ché già è domani lì, in mezzo alla frescura densa, ed è meglio non pensarci ancora a come anche domani mi dovrò difendere. È che capita intorno spesso, vicinissima, quella me che chiede pane-al-pane-e-vino-al-vino, ammette solo il fatto, o il detto. Lei insinua che il sentire è in fin dei conti indotto, sempre un poco falso, auto-inganno insomma. È una tale lotta.
Scorre, la notte, come al di qua del finestrino d’un treno, e s’incastra su paesaggi-meraviglie schizzati fuori dagli occhi e dal fremito. Aneliamo al mondo, stanotte, a un qualche destino, a curve lente che reciproche si raccolgano in fine, poi a un discorso, il più facile di tutti – incarnarlo di più.
L’aria qui dentro punge ancora del vino esagerato ingollato nella sera a Treviso, quel gran galà di calzini lunghi e acque veloci, assorbenze e lucentezza, tra tutti loro e il Pinot nero giusto per cominciare, pari a lamina vitrea, tagliente, formidabile abbattitore di resistenze: per divisione e caduta, fulminea. Forse era già, domani.
Il crepuscolo pulsa dalle fessure scelte e io lascio la stanza, seguo l’odore finché diventa diverso, migliore, preciso. Lo decifra una storia di gioie centellinate, tutte tra te che hai ammesso l’immenso e me che ho risolto il tempo, il che è possibile, questa volta che sogno senza che dormo.
Ha il suono dolce di una ninnananna a mezza bocca
oh, se riuscissimo ad attingere più spesso alla riserva di tutte le dolcezze che ci sono donate! Grazie per il feedback, Mela..
Grazie a te, mi piace molto la tua scrittura.
Sono d’accordo con la melasbacata. Suona proprio così. ☺
mi nasceva da un’immagine dolcissima, in effetti 🙂
a limine sconfinare… l’immensità incorporata… lucida veglia tra realtà da sogno, sogni di realtà… attimi d’eterna durata…
Di lotta percettiva trasognando, “forse era già, domani”?
(domani è ogni ieri, ogni adesso) E’ questo “a limine sconfinare” che ci congiunge, lucidi e reciproci. Grazie per i tuoi ganci al profondo, Dora.
“Lo decifra una storia di gioie centellinate, tutte tra te che hai ammesso l’immenso e me che ho risolto il tempo, il che è possibile, questa volta che sogno senza che dormo.”
Molto bello questo tuo dire.
Prendere le dolcezze che ci sono donate e attingerne…
Lucida realtà in momenti particolari, attimi eterni…
Grazie, cara.
gb
Buona serata
grazie a te, gelsobinaco-senza-blog, i tuoi passaggi qui mi sono cari..
sdoppiamento notturno favorito dall’insonnia con una lei altra piuttosto arcigna e una lei tu più incline al non-detto.
ml
“arcigna”: sei buono tu 😉 Grazie per il passaggio, ml.