Riconoscerci

 

Silenzio. E cosa ci potremmo dire adesso.. Potresti sfiorarmi la fronte, tu, piuttosto. Ed io potrei affondare le labbra dentro la fossa del tuo collo, in un interminabile bacio trattenendo il respiro per morirci prima di scoprire che non poteva bastarmi. Che importano il raccontarsi, il darsi e tutto lo slancio di questo forte sentimento di vita se poi non sappiamo celebrare le vite precise, concrete, frementi, sfuggenti con le quali ci è capitato l’incastro. Che importano lo sfinimento la delusione gli struggimenti e il dubbio se non portano a perdersi più di quel poco – e forse perdersi non è anche rinascere o, in qualche senso, riemergere. Forse invece è, per esempio, incastrarsi tra questi cenni di gonfiore sui rami, infilarsi nei tunnel di grigio tra le nuvole bianche, spandere il proprio più prezioso profumo nel salso dell’aria, lasciare pelle e sangue sul ruvido d’un intonaco rotto, e non richiedersi indietro, mai. Forse è, per esempio, cedere allo sguardo di quel vecchio, giù all’angolo, che sta in silenzio e un poco indaga, un poco condanna e un poco insegna l’arte del disattendere sé. Perché cosa avremo mai da dirci se non questo riconoscerci reciproco e nuovo..

5 pensieri su “Riconoscerci

  1. l’arte del disattendere che porta, forse, all’unico godimento vero della vita, dove tutto è esserci, senza possedere e sperimentare, poi, le disillusioni del possesso

    non so

    l’alterità, come sentirla…

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