fiume mare

Di scarsa portata era qui il fiume, e io uguale. Avevo solo carezze leggere: agli argini, ai molti specchi e ai moti crespi dell’acqua, agli umani segni fuori dai codici, all’Adriatico, dolcissimo mio Est. Mi gustavo la riva, il flusso e il riflusso, il raggio che scalda la nuca, l’inverno, l’aria che batte lo sterno, le spirali perlate, la piuma perduta che trema, il segreto di tutti i nostri mai.

Il bagnasciuga m’affonda, poi qualche sguardo riprende fili allentati, anche i miei, e, tipo dio, accende la luce su come diventiamo – andando, tornando, restando, riandando. Sarà meglio rincasare adesso.

Ancora mi porto negli occhi i bagliori, i sassi, gli sterpi – delicati ricami, i voli, quegli inattesi volumi del blu. Avrò molte vite ancora, lì dove la battigia diventa foce.

 

 

10 pensieri su “fiume mare

    1. Non hai idea di quanto mi manchi, da siciliana. Sa fare prodigi, sa riconciliare lo spirito, è capace restituire il giusto posto alle cose e alle emozioni.

  1. che bello tornare a leggerti.
    sento la profondità nascosta dietro parole semplici (“come diventiamo – andando, tornando, restando, riandando” è vero quei quattro gerundi racchiudono il nostro evolverci un po’ sempre identico a se stesso, come la risacca)
    ml.

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