Un dire io, invece, lo racconcio ancora, ché magari finisce che mi dileguo ben presto (ma sarebbe già oltre) e allora sarà zero il residuo delle peggiori come delle migliori parole. E pure di quelle taciute, almeno le mie: ad esempio ora che con l’orecchio teso al buio là fuori, a quegli intrecci di voci animali, di vite che – vedi – non mi s’avvicinano mica, faccio a meno di dire (eppure lo scrivo) che non è certo da tutti far veramente vibrare qualche corda del mondo, nel darsi. Tantomeno è da tutti far spazio, nel darsi, a un Vero e alla grazia. Certamente è da te però, tesoro che scrivi ma non vuoi dissacrare e forse neppure hai l’idea del restare. Per questo t’aspetto, paziente, mi connetto, m’immergo, attenta, lettrice.
(Fumando un po’ meno, ma per mere ragioni logistiche)