
Se ti pieghi su te stesso, senza un vero controllo del gesto, allora sì, ci s’incontra. Lì, però, è dove più s’indugia in carezze al bambino di un tempo, e dove s’accalcano nomi nuovi da dare a Errore: perciò non restiamo più di un momento, mai. Così io ancora non so se la condanna di ogni inabilità, propria, fosse il prezzo o la merce. Ma che importa adesso: s’è ormai persa quella tensione tremenda a farsi adeguati. E se ne rimane un poco, della nostra durezza, teniamola in serbo per quando il silenzio avrà inondato di violenza ogni dove e la tenerezza anch’essa ci sarà ripugnante – come già lo sono le lagne, certe recriminazioni, il suono delle nocche sul muro, ché non c’è mai stata una porta.